domenica 26 ottobre 2008

Nigrelli sulla proposta Iudica. "Su questa base inaccettabile sarà lotta istituzionale, legale e popolare. Non c’è dubbio"

Piazza Armerina. “Il progetto del dottor Francesco Iudica prevede che i reparti siano a Enna e che, alcuni giorni alla settimana, vengano le équipes mediche a fare piccoli interventi a Piazza. Su questa base inaccettabile sarà lotta istituzionale, legale e popolare. Non c’è dubbio.” Carmelo Nigrelli, sindaco della città dei mosaici, prepara la battaglia per la salvaguardia dell’ospedale Michele Chiello. Le dichiarazione del primo cittadino piazzese vengono dopo l’incontro avuto con il manager dell’Asl che ha spiegato ai sindaci la nuova riforma della sanità ennese. Poi Nigrelli sintetizza il senso della sua decisa opposizione alla proposta di Iudica. “I cittadini della provincia di Enna non sono cittadini di serie B e quelli di Piazza non sono cittadini di serie C. L’ipotesi di riorganizzazione del sistema ospedaliero in provincia proposto ai sindaci delle città sede d’ospedale e ai deputati prevede la suddivisione in due sotto sistemi. In ciascuno dei due è previsto il potenziamento di due ospedali (Enna e Nicosia) e il declassamento degli altri due (Leonforte e Piazza). Per quel che ci riguarda – dice ancora il primo cittadino piazzese - non ha senso discutere di riorganizzazione del sistema ospedaliero in mancanza di numeri certi in relazione ai posti letto disponibili. Non possiamo accettare che in tutta la Sicilia siano previsti 3 posti letto e mezzo ogni mille abitanti mentre in provincia di Enna siano solo due. Se il governo regionale non modificherà questa norma, il Comune di Piazza ricorrerà alle vie legali”. Poi Carmelo Nigrelli insiste sul numero dei posti letto in provincia di Enna. “In ogni caso – continua il sindaco piazzese – per potere intavolare un negoziato con la dirigenza sanitaria della provincia ci vogliono: un quadro normativo certo (ad oggi non si capisce quale sarà il piano di riordino proposto dal Governo, che potrà, peraltro, essere modificato dall’Assemblea regionale). Poi ci vuole la certezza dei posti letto in provincia che devono essere almeno 540 (il 3 per mille). Infine – dice ancora Nigrelli - è irrinunciabile che ogni ospedale sia in grado di fare fronte alle emergenze. Questo vuol dire che accanto al Pronto soccorso ci vogliono i reperti per le emergenze quali ictus, infarti e incidenti, cioè medicina, chirurgia e ortopedia, almeno. Su questa base si potrà decidere quali altri reparti tenere in funzione nei quattro ospedali. Mi spieghino, per esempio, perché si dovrebbe chiudere il reparto di nefrologia o quello di urologia e come intendono fare fronte alle esigenze delle donne che devono partorire.” Insomma, il clima sulla questione sanità si fa sempre più rovente. Si aspetta adesso la prossima settimana per capire meglio quali saranno i possibili spiragli per trovare una soluzione condivisa. Intanto la città si prepara alla lotta. I comitati di quartiere hanno già organizzato un’assemblea con tutte le associazioni cittadini. I club service stanno preparando un documento. Il consiglio comunale si è già riunito diverse volte in seduta straordinaria. Il presidente del Consiglio Centonze, prepara già i pullman per portare i cittadini a protestare a Palermo.

Agostino Sella

Iudica sul futuro della sanità ennese. Ha le idee chiare.

Piazza Armerina. “La mia è una proposta che salva tutti gli ospedali. E’ la proposta di un sistema integrato senza ospedali che si sovrappongono”. Francesco Iudica, direttore generale dell’Asl 4 di Enna, sintetizza così la sua proposta e quella dell’UmbErto I, di riorganizzazione della sanità ennese.

Direttore, ma con questo piano di rientro si tagliano un sacco di posti letto.

I posti letto non rappresentano un problema. Nella nostra provincia, rispetto ai posti letto che abbiamo c’è un indice di occupazione del 70%. Significa che già adesso il 30% dei posti letto rimane vuoto. I posti letto sono uno strumento e non un obiettivo. Occorre invece migliorare la nostra sanità. Dare un servizio di qualità. Oggi un terzo degli abitanti della provincia di Enna va a farsi curare fuori. Eppoi, vede, oggi molti ricoveri sono inappropriati. Ci sono posti letto occupati per patologie per le quali servirebbe solo l’ambulatorio. Le cose semplici si fanno a casa del paziente. Solo in casi estremi si fa il ricovero. Non possiamo mantenere una struttura solo per dare posti di lavoro e di prestigio. Dobbiamo dare qualità ed al tempo stesso posti di lavoro, che comunque la nostra proposta mantiene.

Allora che tipo di sanità avremo?

Sarà una sanità migliore. Costruiremo una rete integrata dell’offerta. In America la chiamano “ab and  spoke”, una sorta di servizio a raggiera. Ad esempio a Piazza Armerina, si conserverebbero medicina e chirurgia che ospiterebbero tutte le attività specialistiche. Questo non vuol dire ridurre i servizi ma migliorarli. Ci saranno tante altre cose in più. Se oggi non è possibile fare un intervento di cataratta, con la nuova riforma a Piazza, invece, sarà possibile.

Però in molti, compresi medici, si lamentano e protestano non poco.

Per molti l’approccio è di tipo emozionale e non razionale. In pochi ragionano a tavolino. Finora non c’è stata, ad esempio, nessuna proposta. Poi, c’è chi vuole fare strumentalizzazione politica o chi vuole fare il capopopolo per trarne un minimo vantaggio.

Salterebbero però, ad esempio a Piazza, alcuni reparti importanti come ostetricia.

Vede, l’Organizzazione Mondiale della Sanità vuole strutture con più di 500 parti all’anno. In Sicilia il tasso di mortalità neonatale è del 50% più alto rispetto al resto d’Italia. Lei non farebbe partorire sua moglie in un reparto dove non c’è la rianimazione. Perché se succede qualche intoppo sono guai. Con la riforma tutto il tempo della gravidanza una donna sarà seguita nel migliore dei modi a Piazza Armerina. Quando dovrà partorire lo potrà fare nella massima sicurezza in un ospedale a 30 chilometri di distanza. Avviene così dove la sanità funziona.

Quali sono suoi prossimi passaggi.

Venerdì incontrerò i sindaci e gli altri rappresentanti. Chi ha capacità di passare dalla protesta alla proposta e suggerire delle cose che si possono fare troverà in me un interlocutore disponibile. L’importante è migliorare le cose. Sempre.

Agostino Sella

 

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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