martedì 3 giugno 2008

Il calvario delle lavoratrici dell'Ares.

Piazza Armerina. Una è finita in ospedale per un malore due erano sul tetto del comune e minacciano di uccidersi. Le altre occupavano una delle sale del comune. E’ la sintesi della mattinata di fuoco che hanno passato ieri le lavoratrici dell’Ares. Sul tetto ci sono finiti Enrica M. e Rino A., unico maschio dei 24 ex lavoratori, entrambi monoreddito. Senza il lavoro sarebbero nei guai veri. Enrica è vedova ed ha un figlio. Verso le 10 non c’è l’ha fatta più. Ha aperto un botola in una stanza del comune ed è salita sul tetto insieme a Rino. Nel giro di 5 minuti sono arrivati tutti: polizia, carabinieri, vigili del fuoco. Tutti hanno cercavano di convincerli a scendere. In mattinata è arrivato anche il vescovo Michele Pennisi. Ma Enrica e Rino volevano il commissario Nunzio Crimi ed un suo documento che gli assicurava la ripresa del servizio. In tarda mattinata poi tutto è rientrato. Rita Mobilia, segretario provinciale della Fisascat, è riuscita ad ottenere un tavolo prefettizio ed una lettera del segretario del comune che su mandato del commissario Crimi si impegna oggi a riprendere la procedura per la gara d’appalto. Dopo la lettera del dottoressa Ferro i due lavoratori sono scesi dal tetto. Orami quello delle ex lavoratrici della cooperativa ARES è una calvario che dura da settimane. “Non so come campare mio figlio – dice Enrica – sono vedova e non ho più un lavoro e non mi posso neanche pagare le bollette. Non me ne andrò da qui fino a quando non ci rinnoveranno il contratto”. Le lavoratrici occupano, ormai, in pianta stabile il terzo piano del comune. “Qualche dirigente – dice una di loro - passa e abbassa gli occhi. Ogni tanto qualche politico viene e portare solidarietà. Qualcuno è stato sincero con noi mentre qualcun altro ha addirittura alzato la voce. Le lavoratrici in agitazione sono le stesse che un paio di settimane fa hanno inoltrato un esposto agli organi di polizia nel quale hanno denunciato alcuni uomini politici locali di far loro pressioni per il voto in cambio della continuazione del servizio agli anziani. “E’ possibile che questa vicenda freni il rinnovo – dice una di loro – ma noi ci siamo comportate da persone oneste e questo è quello che conta”. In questo momento ben 170 anziani piazzesi sono senza servizio domiciliare. “Una mia assistita – dice una di loro – non si fa il bagno da 15 giorni perché nessuno può lavarla. Altri non possono farsi la spesa. Loro forse soffrono più di noi”. Sono tutte compatte, le lavoratrici dell’Ares, e vogliono con forza riconquistare il loro lavoro, continuando a lottare. “A costo anche di perdere la vita”, dicevano Enrica e Rino ieri mattina sul tetto del comune.

Agostino Sella

E il selvaggismo continua...


Maurilia Brighina e i suoi progetti

Chi sono
Nasco a Piazza Armerina, dove trascorro la mia infanzia e adolescenza, frequentando la Parrocchia Sacro Cuore e l'Azione Cattolica, nella quale rivesto per due mandati il ruolo di vicepresidente diocesana del settore Giovani. Svolgo un ruolo attivo nell'organizzazione e gestione dei Grest della mia parrocchia, primo esempio a Piazza Armerina di un luogo di incontro estivo per i bambini che possono così trascorrere le giornate estive in compagnia di coetanei e impegnati in varie attività ricreative.
Mi laureo in Lettere moderne e conseguo due master, uno in Graphic designer e l'altro in Economia del recupero e della valorizzazione dei beni culturali, con una tesi riguardante l'Analisi dell'attività di conservazione e valorizzazione dei BBCCEE per lo sviluppo di percorsi per non vedenti e ipovedenti.
Sono giornalista pubblicista, insegno lettere e mi occupo di pubbliche relazioni.
Cosa sogno
Sogno una città a misura d'uomo, dove ognuno degli abitanti possa sentirsi integrato, accettato e felice.
Sogno un luogo nel quale tutto avviene secondo le regole, dove ognuno, chiunque sia, possa aspirare ai propri sogni ed essere sicuro che, impegnandosi, li realizzerà.
Sogno una città nella quale la trasparenza della pubblica amministrazione sia un fatto quotidiano, una città nella quale gli amministratori sono presenti e attenti ai bisogni di ogni cittadino.
Sogno una città nella quale chi ha voglia di fare impresa possa essere sostenuto.
Sogno una città fatta di verde, di mezzi pubblici in orario, di asili nido, di lavoratori con contratto e non in nero, di società sportive che vengono premiate per il loro impegno e non per il loro colore, una città con impianti sportivi accessibili a tutti.
Una città nella quale i disabili abbiano una loro dignità e libertà di movimento.
Una città che sia culla di importanti eventi culturali, di concerti, di mostre, di rassegne, di premi letterari.
Una città che non sforni talenti e professionalità per vederli emigrare altrove.
Una città che resti nel cuore a chiunque venga a visitarla.
Tutto ciò è possibile.

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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