martedì 30 ottobre 2007

Malasanità piazzese. Ospedalle Chiello allo sbaraglio

Piazza Amerina. Arriva al pronto soccorso e rimane per 24 ore in attesa di essere destinata al suo reparto. E' il triste destino toccato ad una suora del “Boccone del Povero” rimasta "parcheggiata" nelle corsie del pronto soccorso in attesa che i medici si mettessero d'accordo a quale reparto destinarla. La suora, qualche giorno prima, aveva sbattuto la testa sul pavimento per una caduta. Quel pomeriggio aveva perso conoscenza. La sua superiora la accompagnava al pronto soccorso dove gli diagnosticavano una sorta di coma diabetico. I medici del reparto, dopo essersi consultati con quelli di neurologia, emettevano il verdetto: "deve andare in medicina". Ma dalla medicina arriva l’aut aut. "No, no deve venire da noi, il nostro reparto non è per queste cose". Il "tira e molla" dura per un pò. "Non tocca al nostro reparto, tocca al vostro" dicono tutti, esponendo i loro motivi. Ragioni però, esposte con urla e grida. “Uno spettacolo indecente – dicono – almeno potevano chiudersi in una stanza e non fare teatrino nei corridoi. Hanno messo in evidenza come i medici erano tutti armati l’un contro l’altro. Che delusione questa sanità”! La suora intanto aspetta, comoda, parcheggiata dentro la stanza del pronto soccorso. In attesa dell’accordo tra i medici, che però non arriva. Passa la notte e l’indomani i medici si riuniscono in “summit”. Nulla di fatto, però, e niente accordo perché in medicina dicono che non “tocca a loro”. L’unica soluzione è Caltanissetta. Finalmente la suora alle 5 del pomeriggio, dopo cioè ben 24 ore dall’arrivo al pronto soccorso piazzese, arriva a destinazione. Ventiquattro ore, solo per trovargli un reparto. Ospedale di Caltanissetta, reparto medicina. Guarda caso lo stesso reparto che a Piazza diceva di non essere competente per la diagnosi. Forse nella “repubblica sanitaria di Caltanissetta” le competenze dei reparti sono diverse? "E si trattava di una suora – dicono – accompagnata da una superiora ed un prete conosciuto da tutti i medici?! Chissà cosa sarebbe accaduto ad un poveretto senza "santi in paradiso". Magari rimaneva parcheggiato per qualche mese". Insomma, l'ospedale Chiello, ormai da un po’ è lasciato al suo triste destino. Pure quelli del bar hanno chiuso. Non si vede più un’anima viva durante le giornate e non si può rimanere aperti per 4 caffè. Eppure, qualche anno addietro quando hanno attivato il servizio si faceva a gara per gestire il bar dell’ospedale. Adesso è fallito. Lo stato di smantellamento è stato denunziato dai medici stesso. Nelle scorse settimane hanno inviato una lettera di protesta al direttore generale per denunziare il progressivo degrado. Si è pure formato un comitato cittadino per protestare. Qualche lettera, qualche volantino, ma adesso di nuovo silenzio. Mentre l’ospedale continua ad essere smantellato. I politici a parte qualche sussulto sono tornati nei ranghi. Consiglio comunale ed amministrazione non ne parlano più. Sanità e politica vanno a braccetto, come politica e sprechi. “Si sono “appattati” - dicono i cittadini – tanto a pagare siamo sempre noi”. Pare che adesso il Chiello dovrebbe essere trasformato in un “week surgery”, un ospedale cioè dove non si trattano le emergenze, infarti, traumi, ictus, ecc., ma soltanto interventi programmabili e tutto quanto possa essere trattato entro una settimana. Insomma, una parola inglese per non dire chiaramente che l’ospedale si chiude. Dicono che col Week surgery” si riducono le spese di gestione. Non si abbassano però quelle dei cittadini, che come la suora, finiranno a Enna, Caltanissetta o Caltagirone. Sorge una domanda: perché al posto di tagliare i servizi non si tagliano gli stipendi e non riducono i consulenti ed i manager della sanità? Forse perché in Sicilia, come in nessuna altra parte del mondo, la sanità è il settore principe dove i partiti fanno clientela. Alle spalle dei malati e dei loro “inconsapevoli” elettori. Inconsapevole certamente, “utili idioti” forse.
Agostino Sella

Il difensore civico promozionato. di Salvatore Roccaverde

Dopo circa 17 mesi dal bando, il Consiglio Comunale ha dato alla nostra Città il nuovo Difensore Civico. Non che se ne sentisse la mancanza, ma considerato che questa figura istituzionale è prevista dallo Statuto, e che per definirla e regolamentarla, una quindicina di anni fa si impegnarono le migliori energie politiche e culturali piazzesi, era giusto che si coprisse un “ posto “ occupato da molti mesi “ in prorogatio “ dal dr. Farruggio.
Premetto subito, a scanso di equivoci, prima di continuare a parlare della questione, che il sottoscritto è stato parte in causa, avendo assieme ad altri 13 concittadini partecipato alla competizione, da cui è uscito vincente l’amico Pino Aloi, con cui ho condiviso da consigliere comunale la ormai lontana, e per tanti versi mitica, stagione politica piazzese che va dal 1993 al 1997. Nulla di personale, quindi, nelle valutazioni che seguono e che ho deciso di rendere pubbliche dopo essere stato in silenzio per 17 mesi, sia per un naturale riserbo quando mi trovo in campo in prima persona, sia per rispetto del ruolo dei consiglieri comunali che speravo non si facessero condizionare nella loro scelta da niente e da nessuno, e che avessero individuato questa rilevante figura istituzionale, attenendosi solo e semplicemente al curricolo dei candidati.
Invece, come era facile prevedere, anche per la progressiva svalutazione della sua figura, avvenuta attraverso modifiche statutarie sulle procedure di nomina ( abolite le firme per candidarsi, abolito il sorteggio tra i candidati in possesso dei requisiti) e sul compenso ( non più equiparato a quello degli assessori, ma a quello dei consiglieri), la nomina di questa figura, che lo Statuto considera come uno degli organi istituzionali più importanti dopo il Sindaco e il Consiglio Comunale, è diventata merce di scambio politico, posto di sottogoverno, a servizio delle maggioranze politiche che di volta in volta si succedono al governo della Città.
Ed è ancora più spiacevole che a questo mercato abbia partecipato il nostro traballante Sindaco, se sono da prendere per buone le dichiarazioni rilasciate in consiglio comunale dallo stesso Pino Aloi ( riportate dal quotidiano La Sicilia, domenica scorsa) che ringrazia Prestifilippo per averlo “promozionato”.
Che per stare in piedi il nostro povero eroe passi da questo o a quel partito, lo possiamo anche capire, e anche “giustificare”, vista la guerra sempre più spietata che si svolge nell’agone politico nazionale e locale. Ma che si riduca perfino a “ promozionare “ la nomina del difensore civico, cercandogli i voti probabilmente tra i pochi consiglieri comunali rimastigli fedeli, speranzosi di qualche ricompensa, questo proprio non me lo aspettavo. Arrogante e presuntuoso quanto basta, inefficiente sul piano amministrativo,disastroso nella gestione del personale( vedi vigili urbani e ufficio tecnico), spregiudicato, nelle scelte politiche, come pochi altri nella storia della Città, ma non lo immaginavo così miope in situazioni come quella in questione che avrebbe dovuto vederlo veramente super partes. Da uno come lui, ritenuto una persona intelligente, non ci aspettavamo una così pesante caduta di stile e livello politico. “Promozionare” il nuovo difensore civico ! Ma a che gli può giovare ? Evitare che i pochi cittadini esasperati dalle lentezze, dalla disorganizzazione e dalla atavica inefficienza della burocrazia, che si rivolgono ormai a questa figura istituzionale, divenuta sempre più opaca , vengano neutralizzati da un difensore civico “ amico”, addomesticato ? Probabilmente è questa la sua speranza, ma Pino Aloi glielo consentirà ? O questi, in un impeto d’orgoglio, appagato per l’obiettivo personale faticosamente raggiunto con la rete di trasversali amicizie con i consiglieri di tutto l’arco costituzionale, cercherà di interpretare al meglio lo spirito del ruolo ricoperto ?
E qui vorrei proporre una lunga riflessione sul ruolo del cosiddetto centrosinistra e dei due partiti ora confluiti nel PD, a cui fanno politicamente riferimento almeno tre candidati alla carica di difensore civico, tra cui il sottoscritto. Una riflessione amara, ma anche carica di rabbia, che si inserisce nel lacerante e lacerato quadro dei rapporti interni tra le varie componenti, a proposito degli ultimi avvenimenti legati alla mozione di sfiducia e all’ approvazione del Prg, tanto per citare qualche grosso problema che vede divisi partiti, consiglieri, dirigenti politici locali e provinciali .
Lo faccio brevemente, ricordando che io e gli altri due amici candidati, fin dal giugno scorso, subito dopo il pareggio in Consiglio Comunale tra i due arrivati in ballottaggio, Granato e Aloi, avevamo proposto di avviare nelle sedi opportune un ampio dibattito sulla attuale configurazione del ruolo e della funzione di questa figura istituzionale, cercando di riportarla alla sua originaria dimensione, ma rinnovando procedure e metodi di designazione, per cercare di sottrarla al condizionamento dei partiti e dei sindaci di turno ( per esempio con una elezione diretta da parte dei cittadini, sulla base di candidature volontarie, vagliate da organismi tecnici autonomi) e cercando anche di darle maggiore autorevolezza e vigore non prevedendo alcun compenso, ma solo l’eventuale rimborso delle spese sostenute per l’esercizio del mandato. Un carica onorifica dunque, libera e indipendente da altri poteri forti, in grado veramente di garantire i cittadini.
Questa discussione, appena accennata sul qualche organo di informazione come Piazza Grande e Report, frettolosamente avviata in seno alla ex Margherita, non ha avuto alcun seguito, neanche dentro il nuovo PD, oggettivamente preso da altri problemi ( naturalmente più seri di questo !), come i nuovi assetti di potere.
Né c’è speranza che il problema venga ripreso e approfondito. Ci sono sempre tante altre cose più serie a cui pensare in politica ! Viva il “ nuovo corso politico “ .

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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